Pap Test | Posizione ginecologica | Anomalie | Dr. Carlo Avantario - SITO AVANTARIO MEDICO 2020

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Un ulteriore strumento di prevenzione del tumore del collo dell’utero è il Co-test, vale a dire il Pap Test in fase liquida e contemporaneo test virale (Hybride Capture 2-HC2) per il rilevamento del papilloma virus umano.
Tale strategia  preventiva consente di unire l’estrema sensibilità del test virale, in grado di identificare le donne con lesioni pre-tumorali, alla specificità del Pap Test che permette di escludere quelle che, sebbene positive all’HC2, non necessitano di ulteriori approfondimenti.
L’importanza di questa strategia sta nel riconoscere il ruolo fondamentale del test virale nel percorso di prevenzione.
La combinazione dei risultati dei due test fornirà, unitamente agli elementi raccolti nella visita ginecologica, il livello di rischio della donna.

Il tumore del collo dell’utero è il secondo cancro della donna per frequenza a livello mondiale e in Italia rappresenta il 2% di  tutti i tumori maligni femminili.

Quello che viene denominato screening organizzato (mediante invito delle Asl di riferimento ad eseguire il Pap Test) è lo strumento preventivo di maggior efficacia, affiancato ora dal programma di vaccinazione contro il Papilloma  Virus-HPV, nel perseguire l’obbiettivo di prevenzione del cancro della cervice uterina.

La parola screening, in questo caso si identifica con il Pap Test, tra i più affidabili ed efficaci esempi di indagine  preventiva, ampiamente riconosciuta dalla popolazione femminile e vissuto come un appuntamento da rinnovare periodicamente.
Lo screening spontaneo, invece, si basa sulla richiesta della singola donna di effettuare il test (circa il 38%) e sebbene non rientri nel programma di salute pubblica, si dimostra un elemento importante per aumentare il livello di protezione della donna.
Anche le Istituzioni Pubbliche, infatti, concorrono allo screening spontaneo ed al raggiungimento di un obbiettivo qualificato come la riduzione di  mortalità da cancro della cervice uterina attraverso un rigoroso  progetto metodologico. In linea con tale percorso, presso l’Istituto  Nazionale dei Tumori Regina Elena si è adottato, da alcuni anni, come primo livello dello screening spontaneo, il Co-test che include  il  Pap-test e l’Hpv-Dna test. L’esecuzione del Co-test come test di screening spontaneo è indirizzato alle donne dai 30 anni in su (al fine  di non medicalizzare inutilmente la fascia di popolazione più giovane), che presentano altissima positività all’HPV ma scarsissima patologia  pre-tumorale clinicamente significativa.
La doppia negatività Pap Test e HC2 corrisponde ad un profilo di rischio estremamente basso, tale da allungare sensibilmente l’intervallo di sorveglianza fino a tre anni.
Nei casi di lesioni pre–tumorali, l’invio ad accertamenti di secondo livello sarà dettato di volta in volta, dal livello di rischio emerso dai due risultati.
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